Mental training, preparazione mentale, basket. "Libertà è avere la forza di diventare come vorremmo diventare, non il fare quel che ci viene di fare..."
mercoledì 25 novembre 2009
Requisiti tecnici del lavoro sui vantaggi a metà campo
Dopo qualche altra settimana di lavoro sui vantaggi mi sono reso conto di un ulteriore passaggio fondamentale per passare dal gioco su due canestri a quello su un canestro solo (cfr. posto precedenti con etichetta "vantaggi").
Oltre alla serie di abilità mentali da acquisire definite nel primo intervento, per poter giocar bene sui vantaggi a metà campo sono necessari anche una serie di requisiti tecnici.
Requisiti tecnici:
1. Padronanza di entrambe le lateralità (quindi sapersi muovere con e senza palla sia verso destra che verso sinistra). Se infatti nel gioco su due canestri il cambio richiesto è facile (cambio di senso) e dà enormi vantaggi, quando giochiamo su un canestro è più difficile (cambio frontale, tra le gambe, dietro schiena, in virata) e dà minore vantaggio. E' quindi più difficile giocarlo in velocità e controllo (sia del movimento che della situazione). Fondamentale è un lavoro di 1c0, 1c1, 2c2 in cui la richiesta sia di giocare in massimo tre palleggi 1 o 2 cambi di direzione. Insomma, come nel lavoro a tutto-campo, arrivare ad acquisire i fondamentali per andare dove non c'è la difesa (se è a destra vado a sinistra e viceversa) velocemente ed in controllo.
2. Capacità di gioco senza palla (farsi trovare se liberi) in spazi più stretti. Tutte le possibili ed immaginabili situazioni di "punire l'aiuto" che si verificano nel basket
giovedì 19 novembre 2009
L'allenamento dell'aspetto mentale del tiro in fase di gioco
Il tiro, quale gesto di finalizzazione dell'azione d'attacco, è il movimento che più di tutti forse racchiude in sè le difficoltà del gioco della pallacanestro.
C'è la richiesta di passare da un'azione fisicamente molto intensa e tirata ad un gesto dolce, equilibrato, preciso. E c'è anche il fatto di dover passare da un focus attentivo esterno ampio (concentrato sul gioco, sulle situazioni) ad un focus esterno più ristretto (concentrato quasi in toto sul canestro), in una situazione che passa da open-skill (con molte possibilità di scelta) ad una quasi closed-skill (in cui non subentrano quasi più posssibilità di scelta).
Chiaro è che per riuscire ad effettuare un gesto tecnico efficace servono una serie di requisiti mentali fondamentali, quali:
- Abilità di chiusura rapida del focus;
- Capacità di escludere fattori distraenti interni;
- Capacità di escludere fattori distraenti esterni;
La questione quindi diventa: come allenare queste facoltà in generale, e soprattutto in relazione al tiro.
Anche in questo caso è il gioco stesso a venirci incontro. E' infatti guardando bene esso che si riescono a recuperare le situazioni in cui i giocatori si vengono a trovare.
E sta alla bravura dell'allenatore saperle trasporre nell'allenamento con la giusta metodologia.
A breve metterò a disposizione una serie di esercizi in questo senso.
giovedì 12 novembre 2009
Costruire gli esercizi in progressione di difficoltà a livello mentale
Riguardando le proposte fatte da settembre ad oggi, mi è stato possibile andare ad identificare una progressione parallela a quella tecnica sui principi tattici del gioco.
A livello mentale gli step sono:
- Capacità di attivarsi molto velocemente;
- Capacità di "transire" velocemente e frequentemente da una situazione all'altra;
- Capacità di mantenere gli obiettivi focalizzati a questa velocità;
- Capacità di mantenere nel tempo lo standard raggiunto (continuità).
Capacità di attivarsi subito
E' data dall'esigenza di passare dalla fase di riscaldamento pre-gara alla gara nel modo più funzionale possibile. Quello di inizio gara è lo step più grande e difficile da passare.
Poi nel gioco si verificano altre situazioni simili (time-out, intervalli tra i quarti, situazioni di tiro libero o pausa del gioco), più facili da interpretare.
Trovo molto allenante proporre situazioni di alto livello agonistico dopo ogni pausa o l'attivazione iniziale. In questo senso si sviluppa abitudine ad autoregolare il proprio livello di attivazione.
Capacità di "transire" velocemente e frequentemente da una situazione all'altra
Nel gioco esistono diverse forme di transizione.
Oltre a quelle che classicamente intendiamo con il termine "transizione" (passaggio da difesa ad attacco e passaggio da attacco a difesa) ne esistono moltissime sottese ad ogni stato generale.
La macro-fase difesa è costituita per esempio da moltissimi passaggi di situazioni (difesa su palla - difesa ad un passaggio e viceversa; difesa a un passaggio - difesa a due passaggi e viceversa; difesa su palleggio - difesa su tiro; difesa su tiro - tagliafuori etc etc).
La marco-fase attacco allo stesso modo è formata da decine e decine di passaggi di situazione.
Allenare la capacità di transizione degli atleti quindi significa metterli nelle condizioni di dover affrontare dei passaggi di situazione più estremi di quelli che poi il gioco reale offre.
In questo senso le situazioni a metà campo offrono spunti migliori a livello mentale.
Capacità di mantenere focalizzati gli obiettivi
Ovviamente quando andiamo a velocizzare la successione degli eventi che i giocatori devono affrontare perdiamo sempre un po' in qualità. Se stiamo allenando la velocità di transizione è poco pensabile interrompere ogni volta che c'è un errore di scelta o di esecuzione, perchè il lavoro ne uscirebbe troppo frammentato.
Si possono però introdurre dei principi di gioco di base su cui non si transige, pena la ripetizione dell'azione (se obiettivo difensivo mancato) o la perdita di possesso (se attacco). Secondo me così funziona.
L'introduzione di questi principi/regole cui restare ancorati abitua i giocatori a saper lavorare per obiettivi comuni, cosa non così scontata stando alla mia esperienza.
Continuità: capacità di mantenere lo standard raggiunto nel tempo
Una volta arrivati ad ottenere dai ragazzi capacità di attivazione, di transizione e di focalizzazione su un obiettivo, dobbiamo a questo punto criticizzare le situazioni in modo da renderle più faticose e lunghe (stessanti) che il gioco reale. Sia a tutto-campo che a metà-campo. Aumentando così la loro capacità di mantenere lo standard di massima attivazione nel tempo.
Note a margine: questo tipo di allenamento va dosato, in linea con i principi di carico fisico della propria metodologia di allenamento. Avere allenamenti sempre molto carichi mentalmente porta ad un esaurimento delle risorse se non sono previste fasi di scarico. La stessa identica cosa che succederebbe a livello fisico se facessimo andare i ragazzi sempre a 100 all'ora...
lunedì 2 novembre 2009
Fiducia nel proprio tiro
Ieri entro nel sito della Bluorobica e leggo:
Campionato Serie C Regionale - 5° giornata di andata
Borgo Basket Bergamo - Pall. dell'Adda 89-87 (37-40)
Borgo: Bianchi 4 (2/5 in 14'), Orlandi 12 (4/7 da tre in 37'), Gotti 4 (1/5, 2/2 ai liberi in 25'), Medolago 2 (1/8 in 28'), Franzoni (9'), Cancelli, Gritti 18 (4/6, 3/6, 1/1 ai liberi in 22'), Padova 4 (2/5 in 16'), Carnovali 42 (3/4, 11/18, 3/3 in 40'), Giacchetta 3 (1/1, 1/2 ai liberi in 10'). All. Schiavi
Cassano: Daminelli, Vismara 13, Raimondi 10, Legramanti, Zoccoli, Mongini 14, Liddi, Teruzzi 22, Veber 26, Chizzola 2. All. Fumagalli
Carnovali (un '93) 42 punti, ma soprattutto con 11/18 da 3...
Non conoscessi lui ed il suo allenatore penserei ad un errore. Conoscendoli entrambi abbastanza ho capito subito che:
1. Era vero
2. Solo a Bergamo ci sono le condizioni perchè una cosa del genere accada
3. Per arrivare a 16 anni a tirare un 11/18 da 3 in un campionato di serie C, l'unico modo è passare per l'aver tirato 0/12.
Potrà sembrare una forzatura o un'affermazione senza senso ma è cosi.
Per arrivare a tirare 18 bombe, di cui 11 segnate, hai per forza bisogno di fare un percorso di fiducia nel tuo tiro che attraversa momenti in cui non entra e tu mantieni la fiducia.
E per raggiungere un risultato estremo come 11/18 devi probabilmente passare per difficoltà altrettanto estreme (come lo 0/12). Senza perdere la fiducia.
Cosa serve: una buona mano ed un allenatore che non stia a distruggertela.
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