venerdì 30 ottobre 2009

Continuità



Continuità è il passaggio dal saper lavorare per obiettivi al saper mantenere lo standard fisicamente più alto possibile nel perseguimento degli obiettivi grazie ad una forte capacità di restare concentrati riattivandosi continuamente.
Essere in grado di fare 2 cose in 3 per 2' consecutivi significa saper lavorare per obiettivi.
Essere in grado di fare perfettamente 6 cose in 5 per 40' significa saper essere continui.
E' chiaro che questo concetto di "continuità" viaggi di pari passo con quello di resistenza fisica (come capacità metabolica unita a quella mentale), e che in tal senso vada allenata.
Se volessimo cercare dei fattori di misurabilità della capacità credo che li dovremmo andare a cercare nei valori misurabili reali del gioco (il tagliafuori, la difesa sulla palla...).
Un argomento che cercherò di sviluppare di pari passo con la sperimentazione in atto.

lunedì 26 ottobre 2009

Obiettivi

Ci ho pensato.
Utilizzare il 3c3 nella modalità cui accennavo nei post precedenti può essere allenante l'aggressività come qualsiasi altra cosa.
In realtà è allenante la capacità di lavoro per obiettivi, ed in particolare il passaggio dal messaggio dell'allenatore al sapere, e dal sapere al saper fare.

Ovvero: se io chiedo ad una squadra, durante un allenamento, di giocare un 3c3 ad invertire facendo in maniera perfetta 2 cose semplici e loro non riescono, le possibilità per cui non conseguono l'obiettivo possono essere molte. Vediamone alcune:
- La richiesta è in contrasto con le abitudini acquisite dai giocatori;
- La richiesta è eccessiva rispetto alle abilità dei giocatori;
- La richiesta è formulata in modo non comprensibile;
- La richiesta è in linea con le abitudini e le abilità, è comprensibile, ma non viene tramutata in pratica dai giocatori.

Se la situazione che identifichiamo è la quarta evidentemente abbiamo a che fare con giocatori poco abili in una delle due abilità mentali sotto riportate:
- Capacità di ascolto ed astrazione;
- Capacità di tramutare in azione quanto acquisito;

Ovviamente il passaggio da sapere a saper fare non è proprio un'equazione. Ogni abitudine ha bisogno di un proprio periodo di latenza per integrarsi con il resto delle parti della personalità.
Bisogna rispettare questi tempi, dando però ai ragazzi la consapevolezza che il cambiamento costa motivazione, volontà e fatica, e che per passare da essere un gruppo ad essere una squadra serve costruire abitudini comuni, rispettate da tutti.

Il lavoro proposto quindi può essere di ausilio sia nella costruzione di buone abitudini di squadra (allenamento tecnico-tattico), sia nel miglioramento delle capacità di ascolto e di tramutamento in azione degli obiettivi posti (mental training).

venerdì 23 ottobre 2009

Aggressività e lavoro per obiettivi

Per aumentare il livello di aggressività e precisione nelle situazioni di gioco esistono moltissimi esercizi.
Quella che propongo in questo caso è una serie in cui aggressività e concentrazione su un obiettivo (prima a livello individuale, poi di squadra) sono sempre legate l'una all'altra.
I giocatori devono diventare consapevoli che perseguire uno stesso obiettivo tutti insieme significa dare un'identità alla squadra, e che l'aggressività, l'intensità, l'applicazione nel farlo sono la maggior garanzia di successo.

Il primo obiettivo è dar loro questa consapevolezza. Io ho usato questa modalità:
1. 3c3 ad invertire con 2 obiettivi difensivi: rimanere davanti e vicino all'uomo con palla nella metà campo difensiva + fare tutti tagliafuori. Senza mai sbagliare per 2'. In apparenza due obiettivi di facile raggiungimento, in realtà un inganno (è difficile difendere il campo in 3 partendo da situazione di svantaggio, con pretese molto alte). La domanda da porre prima dell'esercizio è:"pensate di potercela fare?". Poi si parte, ed ogni volta che c'è un errore si azzera il cronometro. Dopo un po' di tentativi andati a male si raduna tutti e si prende atto che al momento il livello di applicazione di squadra su un obiettivo è molto lontano dai 40' e dai 5/6 obiettivi di partita, e si riparte da situazioni più semplici;

2- 1c1: 5 difese consecutive restando vicino e davanti (se appoggio l'avambraccio ci sono) + tagliafuori

3- 2c2 a metà campo: attacco-difendo-esco (6 per metà campo), stessi principi dell'1c1. Se c'è canestro o manca qualcosa alla difesa si rifà

4- 3c3 a metà campo: 2' vicino e davanti alla palla + tagliafuori

5- 3c3 o 4c4 a invertire nello stesso modo

Ovviamente gli obiettivi sono modificabili a piacimento, a seconda dell'identità che si vuol dare alla squadra in quel momento.

giovedì 22 ottobre 2009

Apprendimento

Di tutte le teorie dell'apprendimento che ho studiato l'insegnamento più "stupefacente" me l'ha dato Sophie (mia figlia) quand'è nata.
Le si è lasciato il tempo di uscire, ma poi quando la situazione si stava facendo troppo stagnante si è ricorsi alla forza (per aiutarla).
Poi quand'è nata ha dovuto (oltre al sopportare freddo, forza di gravità, luce etc etc) imparare a fare la cosa + importante della sua vita: respirare. Chi glielo poteva insegnare? Nessuno. Doveva tirarlo fuori lei. Ce l'aveva dentro e doveva farlo uscire. Ed a volte l'unico modo per far tirar fuori alle persone quello che hanno dentro, se da sole non ci riescono, è un bello scossone. O uno schiaffetto (che per i neonati è uno schiaffone), come succede molte volte in ogni ospedale della terra.
Tosto vero?

Cercare il vantaggio

Marco mi ha posto il problema: come salvaguardare il regolamento del basket e proporre un esercizio bello, completo e coinvolgente come il 3c3 su due canestri?
Beh, c'è da dire che questo esercizio nasce come primo passo per l'allenamento mentale del focus attentivo: vogliamo che sia leggermente più amplio di quanto il nostro cervello normalmente decodifica come "informazioni utili".
Poi gli stessi concetti e le stesse modalità di conduzione andranno riproposte negli attacchi a metà campo.

Quali concetti?
1. Chi ha la palla cerca il vantaggio migliore per sè
2. Chi ha la palla va dove non è il difensore (legge.... non così scontato)
3. Chi è senza palla cerca di dare linee di passaggio utili
4. La difesa si adegua e, se riesce, anticipa la soluzione dell'attacco

Quali modalità?
1. Non si fischiano i contatti aggressivi, in quanto se il portatore di palla fa le cose giuste non ha quasi mai contatto;
2. Non c'è fuori (si favoriscono anticipazioni e transizioni);
3. Si premiano finte, passaggi no-look veri e passaggi al volo;
4. Si pone il problema, mai dare la soluzione;
5. Ritmo alto.

Assimilato tutto ciò (ma anche un po' prima) credo che si potrà provare a riproporre a metà campo.

Un buon modo per stimolare il gioco a crear vantaggio senza palla è sicuramente limitare a 2 il numero di palleggi per possesso individuale.

Transizioni

Con il concetto di "transizioni" intendiamo il passare velocemente (senza pause) e con grande intensità (fisica e mentale) da una fase all'altra, tecnico-gestuale o tattica che sia.
Negli sport di situazione, e per lo più di squadra, questa cosa avviene continuamente, e finchè l'arbitro non fischia è come stare in un vortice.
Se alleniamo i ragazzi con esercizi che girano (transiscono) più velocemente che in partita, ecco che avremo degli atleti più a loro agio nell'affrontare tali situazioni.
Occhio a 2 fattori:
1. Tener controllato il livello di pretese per la qualità delle scelte in quel momento dell'allenamento (onde evitare di creare situazioni di sotto-ritmo);
2. Gestire uno spazio di campo non dispersivo del lavoro: meglio meno spazi con + transizioni che grandi spazi con tempi perduranti nelle stesse condizioni.