Andrea Schiavi è un allenatore unico, nel bene o nel male che lo si voglia vedere.
In questi anni ho visto e lavorato con molti allenatori, e devo dire che nella maggior parte dei casi sono riuscito a cogliere un po' per ognuno il retroterra culturale. Con Andrea è diverso, è come se lui stesso fosse la sua scuola.
Poche parole e tanto movimento, situazioni sempre varie ma che alla fine puntano allo stesso obiettivo. Più che dare soluzioni gli piace porre problemi. Più che dire "bravo" o "male" fa in modo che sia il canestro o la palla persa a dirtelo. Al massimo i tuoi compagni di squadra. E se provi a prevedere quel che accadrà stai certo che ti stai sbagliando.
Devo dire che in principio il mio approccio al tema dell'insegnamento è stato messo a dura prova dall'incontro con lui; dopo alcuni anni passati a vedersi e prendersi le misure tutti i giorni posso dire di essere riuscito ad afferrare il nocciolo del suo modo di allenare. E di condividerne, nonostante l'opinione contraria di molti, parecchi punti.
Ha vinto 3 scudetti a Varese, e ci è andato vicino altre 2 o 3 volte a Bergamo.
Grazie a un po' di culo e, sicuramente, alla lucida follia di chi guarda in avanti senza dare un limite, nè a se stesso nè ai propri allievi. Quegli allievi che, un po' in secondo piano rispetto ad altri pari età già "famosi", con la loro sfacciataggine riescono a tirar fuori quel che nessuno potrebbe credere, ma che il loro allenatore ha sempre visto.
Questa la sua intervista.
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